AGGIORNATO AL 27/12/07.
Il mio viaggio - o, per meglio dire, la mia affannosa ricerca - attraverso il mondo delle "mestruazioni eco compatibili" è iniziato nel dicembre del 2006.
Più o meno in quel periodo, cercando di rendere il mio passo su questa Terra il più leggero possibile, capii che l'utilizzo di prodotti "usa e getta" non rientrava affatto nella strategia.
Ammetto la forte influenza che esercitò su di me la lettura del libro di Julia Hill
Ognuno può fare la differenza. Riportava il seguente dato: "
gli americani gettano via ogni anno pannolini in quantità tale da coprire almeno sette volte la distanza tra la Terra e la Luna". Un'immagine scabrosa!
Anche se l'esempio si riferiva ai pannolini per bambini, pensai subito che gli assorbenti igienici femminili non sono poi molto diversi - e anzi, a differenza dei neonati, noi donne li utilizziamo per gran parte della vita.
Gettare via i pannolini usati dei bambini è uno dei gesti che, in assoluto, inquina di più l´ambiente. Per produrre un pannolino usa e getta, infatti, c´è bisogno di polpa di legno, plastica e di processi chimici per garantire il massimo assorbimento. E il loro consumo costa moltissimo all´ambiente. Secondo recenti dati ogni bambino italiano utilizza, nei primi tre anni di vita, circa 4500 pannolini, che corrispondono a 20 alberi di grandi dimensioni. In Italia, ogni giorno vengono utilizzati circa sei milioni di pannolini.
L´impatto ambientale degli assorbenti igienici da donna è simile e il loro consumo enorme. In Europa occidentale ogni giorno se ne producono 24 miliardi per circa 90 milioni di donne: l´equivalente di un grattacielo alto 200 metri e con una base grande come un campo da calcio.(
Fonte)
Ogni donna durante la sua vita consuma almeno diecimila assorbenti igienici. E questo consumo va spesso a discapito dell’ambiente. Vediamo perché.
Assorbenti esterni e tamponi sono costituiti da strati di cellulosa, cotone e fibra di legno. Ma accanto alle fibre biodegradabili nei primi ritroviamo strati sottili di materiale sintetico, che servono a proteggere le mutandine.
Proprio questi fogli impermeabili in materiale plastico, oltre a facilitare la proliferazione dei batteri, irritando le pelli più delicate, risultano difficili da smaltire e quindi altamente inquinanti.
Gli assorbenti interni come gli “Ob” e i “Tampax” hanno un impatto ambientale certamente minore, essendo composti di cellulosa e cotone, ma è bene gettare anche questi nella spazzatura piuttosto che nel water.(
Fonte)
Per la biodegradazione dei pannolini sono necessari
dai 100 ai 500 anni, ed è più o meno lo stesso per gli assorbenti da donna.
Dovevo necessariamente cercare una soluzione diversa; pertanto, comprai una confezione di
Natracare, assorbenti costituiti interamente di fibre vegetali, ipoalleregenici, sbiancati senza cloro, privi di profumazione aggiunta, resine, leganti chimici, sostanze tensioattive, e completamente biodegradabili.
Purtroppo, con questi non mi trovai affatto bene, non assorbivano ma lasciavano asciugare il flusso in superficie; altre donne però li usano con soddisfazione, dimenticandosi la sensazione di umidità che caratterizza i prodotti usa e getta con plastica. Ed è senz'altro degna di nota la possibilità di usare tamponi interni 100% biodegradabili, sempre a marchio Natracare. Oltre a questi, esiste almeno un'altra marca ben nota di assorbenti biodegradabili ed è Fiordiluna, del Baule Volante.
Comunque, visto anche il fallimento dell'esperienza, non mi sentii di continuare a cercare un compromesso; avrei potuto insistere con gli assorbenti naturali e provarne altri, ma ciò mi avrebbe riportata comunque al problema iniziale, quello del rifiuto.
Acquistare un oggetto che già in partenza risulta spacciato e destinato alla distruzione mi sembra follia. Vivo in una città costante preda della "emergenza rifiuti", pertanto questa parola assume un significato immediato per me. Mi è capitato di trovarmi asserragliata per settimane, con le finestre sbarrate, nel mio liceo circondato da cassonetti straripanti di immondizia marcia, e così ho potuto rendermi conto in modo prepotente che lo smaltimento dei rifiuti
è un problema, di cui anche io sono causa.
Non mi interessavano i dati numerici, se fosse un assorbente al mese, o dieci, o cento... Non volevo incrementare un sistema che prevede continuamente, necessariamente, produzione e distruzione, produzione e distruzione, all'infinito... uno spreco di risorse al quale io non mi sento di partecipare.
Mi divenne chiara l'alternativa al tornare al supermercato e infilare nel carrello un altro pacco di assorbenti, biodegradabili o meno. Io, che decido in quali acquisti investire i miei soldi, dovevo per forza contribuire a riempire una discarica?
Per me, la responsabilità del prodotto che acquisto non finisce quando la cassa sputa fuori il suo scontrino. Chi se l'assume, dopo? Nessuno, pare; in realtà, tutti: è un costo collettivo che ricade su chi è direttamente responsabile, così come su chi non lo è.
Decisi che avrei premiato il prodotto riutilizzabile invece di quello di cui avrei potuto, e dovuto, disfarmi facilmente al termine dell'utilizzo.
Decisi, insomma, di provare gli assorbenti di stoffa.
Mia madre mi ripeté a lungo che la sua generazione aveva accolto come una liberazione l'avvento degli assorbenti usa e getta, e cercò di convincermi che li avrei trovati scomodi e di difficile manutenzione, ma dovevo provare sulla mia pelle prima di crederle: per me, c'era troppo in gioco.
Legittimai l'esperimento ai miei stessi occhi perché i Lines mi irritavano, e speravo di poter risolvere il problema col cotone; alla peggio, avrei sprecato un po' di soldi, non sarebbe stato un gran dramma. Anzi, se mi fossi trovata bene l'acquisto di un prodotto riutilizzabile, per quanto più costoso di uno usa-e-getta, sarebbe risultato sul lungo termine più conveniente del continuo rinnovo dell'oggetto stesso.
Avevo anche altri motivi per voler abbandonare per sempre gli assorbenti Lines (gli unici che soddisfacessero le esigenze del mio flusso): Lines è un marchio della Procter & Gamble, il che rima con vivisezione... una cosa orribile dalla quale tento di tenermi il più possibile alla larga.
Mi misi dunque alla ricerca di assorbenti lavabili, e per primi scoprii i
lunapads, venduti dalla
Bottega della luna; erano senz'altro molto accattivanti. Tra i pro, sembravano molto sottili; tra i contro, c'era sicuramente il prezzo elevato.
Dal momento che non ero affatto sicura di trovarmi bene con gli assorbenti di stoffa, decisi che non valeva la pena di spendere subito così tanti soldi per avere "il meglio" (per le mie esigenze di ciclo avrei dovuto comprare supporti e strisce per
almeno 70 euro). Cercando qualcosa di meno sofisticato (e più economico), scovai
ImseVimse, distribuito da
NewBabyBerry.
Purtroppo, nelle prime 48 ore ho perdite di sangue veramente molto abbondanti. Per essere sempre "coperta", decisi di prendere un kit completo di 11 pezzi (costituito da 3 "tasche" impermeabili che si agganciano allo slip, e nelle quali si infila un rettangolo di flanella ripiegato), più un kit "regular" formato da tre pezzi (in flanella imbottita, e dalla forma sagomata di un classico assorbente). Non ci avevo riflettuto, ma mi accorsi presto che acquistare, in sostanza, 11 assorbenti senza ali era stato un grave errore; ero costretta ad utilizzare i due tipi in abbinamento: quello sagomato con ali sopra (per contenere le perdite laterali), e quello ripiegato di flanella sotto (per evitare macchie sugli slip). Anche sovrapporre due assorbenti "sagomati" mi garantiva la sicurezza totale di non macchiarmi.
Considerazioni generali.
Prima di tutto, la vestibilità; gli assorbenti non erano sottilissimi, ma a me non davano fastidio, li indossavo tranquillamente con jeans e gonne senza sentirmi a disagio.
Per quanto riguarda il "comfort", non mi irritavano, neanche quando il ciclo stava per terminare e le perdite erano meno abbondanti.
Piccolo neo: non avendo strisce adesive sotto, e chiudendosi esclusivamente al centro con un bottone a pressione, tendevano a girarsi e spostarsi.
Posizionandoli bene e usando slip elasticizzati l'allarme rientrò in breve tempo.
Efficienza: assorbivano bene; usando strati sufficienti non mi macchiavo né provavo una sensazione di bagnato. Anzi, sembrava dovessi cambiarli meno spesso di quelli usa e getta.
Non ho mai avuto modo di usarli fuori casa per tutta la giornata, ma in questo caso penso che avrei portato con me assorbenti puliti e un sacchetto di plastica per quelli sporchi...
Immergendoli, subito dopo essermi cambiata, in acqua tiepida e sapone, e pretrattando a mano, lavarli in lavatrice era molto facile. Li lavavo efficacemente con un sapone ecologico e a volte li lasciavo in ammollo, per lavarli insieme a quelli del giorno successivo. Cambiandomi 3-4 volte al giorno riuscivo ad agire con tempestività, senza che il sangue seccasse attaccandosi ai tessuti.
Mentre io provavo Imse vimse, Marzia di Roma andava in missione per me (°_^) e provava i lunapads (potete leggere diffusamente la sua esperienza
qui,
qui, e
qui).
Quello che mi colpì della sua testimonianza fu leggere della estrema morbidezza e comodità dei Lunapads, specie rispetto allo spessore.
Comodi da mettere e da togliere grazie agli automatici.
Stanno abbastanza fermi ma ovviamente non hanno la colla (vi rimando al post sui lines per farvi capire quanto sia meraviglioso che non l'abbiano), quindi sono più soggetti a spostamenti, pertanto vi consiglio di mettere sopra lo slip con il lunapad una culotte (io lo facevo pure con gli altri per stare tranquilla, ma qui è più necessario).
A dispetto dello spessore, che è maggiore di quelli usa e getta, non si sentono quasi per niente: si sente uno spessore maggiore degli altri, non lo nego, ma non è affatto scomodo perchè il tutto è morbidissimo.
Le vera sensazione di freschezza, tanto professata dalle marche commerciali, è quella che sto provando ora indossando questi di cotone perchè veramente la pelle traspira, mentre con tutti gli assorbenti la sensazione di caldo, appiccicaticcio, sudaticcio e plasticoso (non fate smorfie, chi non l'ha provato almeno una volta?) è sempre dietro l'angolo.
Traspirando la pelle anche il problema odori non si pone: dicono che i lines hanno il controlla odori e ci stanno pure quelli profumati di assorbenti, ma non mi è mai capitato che profumasse di rosa quando mi andavo a cambiare! Con questi invece non si sente niente, nè profumi nè puzze sospette.
E ancora:
Non l'avrei mai detto, ma gli assorbenti in flanella di cotone di cui ho già parlato (lunapads) assorbono più degli assorbenti normali usa e getta. Veramente questa cosa mi stupisce, ma è proprio così e torno a ribadire che la sensazione sulla pelle è di assoluta morbidezza e freschezza: addio irritazioni.
Io ho trovato la pace dei sensi con i lunapads.
Provare per credere.
Aggiungo altre considerazioni che mi sono sfuggite prima: si comprano su internet, sul sito della bottega della luna e si possono pagare sia in contrassegno che con carta di credito (anche postepay), ci sono dei kit già pronti che fanno risparmiare una 20ina di euro e per cominciare sono perfetti, arrivano a casa in delle bustine ermetiche di plastica per riporre le strisce se siete fuori casa e che dire del fatto che sono allegri e coloratissimi, ma esiste anche la versione biologica tutta bianca?
Dopo qualche mese di utilizzo degli assorbenti di stoffa, mi resi conto anch'io che tutto sommato mi trovavo molto bene e pensai quindi di ordinarne altri per potermi "rilassare" di più tra un lavaggio e l'altro.
Tuttavia, un commento di Chiara mi fece venire un'idea.
Chiara scriveva:
Qualche anno fa ero in Messico e conobbi un'americana o candese, non ricordo, che faceva gli assorbenti da sola e li vendeva. Aveva imparato su un sito in inglese che ha la silhouette dell'assorbente da tagliare, poi lei ci faceva anche l'astuccio con la clip. Erano fatti di flanella, e cotone o spugna, molto colorati. Il sito da cui si può scaricare il modello dell'assorbente è sistersinblood, provate con com o org, non mi ricordo.
Ovviamente mi misi subito in cerca del sito, e trovai le
bloodsisters. Lo scopo del sito è sostanzialmente quello di spingere le donne a riappropriarsi delle proprie mestruazioni, indipendentemente dall'immagine che di esse ci viene fornita dall'esterno... Per la cronaca, la famosa sagoma si può scaricare da
qui (è un pdf e il download richiede un po' di tempo). Il sito ha anche un relativo negozio on line ("Urban armor") dove si possono acquistare assorbenti, keeper e altre cosette, ma il collegamento presente sul sito è sbagliato; potete visitarlo cliccando
qui. Non sono riuscita a capire le condizioni di vendita (il "negozio" è a Montreal), ma sbirciarlo è stato divertente: ci sono ottimi spunti per realizzare gli assorbenti in versione "fantasia".
[Segue riflessione di scabrosa autocoscienza femminile]
Immagino che forse, se gli assorbenti usa e getta hanno tanto successo, è anche perché mettono una distanza tra noi e il nostro corpo di donna - o meglio, le sue secrezioni.
Non ci faremmo problemi a strofinare col sapone ogni genere di macchia di cibo o grasso o erba dai vestiti, ma se si tratta di sangue, la cosa cambia. Perchè?
Qualche anno fa detestavo l'odore del mio sangue mestruale. Appallottolavo il mio lines in fretta e furia e senza respirare e se soltanto captavo una minuscola traccia odorosa diventavo letteralmente frenetica.
Poi mi sono chiesta perché dovesse essere così. Perchè dovessi provare ribrezzo per qualcosa prodotto dal mio corpo (il mio stesso sangue), e necessariamente, di riflesso, per il corpo che produceva quel sangue. Mi sono chiesta se c'era qualche buon motivo per considerare il sangue tabù e, non avendone trovato alcuno, decisi di familiarizzarci.
Guardando le sfumature di rosso e di porpora e vermiglio e tutte le loro gradazioni, e la consistenza più o meno fluida e vischiosa, e il diverso modo di riflettere la luce. E trovandolo tutto sommato stranamente poetico.
Toccandolo, o se non altro, abbandonando il terrore di essere toccata da quel rivoletto. Annusando in profondità, fino a farci l'abitudine e poter, infine, riconoscere come mio quell'odore. Intimo, personale, unico. Potente e inebriante e ancestrale, e senza dubbio degno di rispetto.
Non mi va più di gettarlo via come un rifiuto, neanche avessi deciso di rinnegarlo. E' la mia identità. Una parte di essa, una parte di me.
Sembrerà assurdo, ma usare assorbenti di stoffa mi sta costringendo ad entrare - tornare - in contatto con luoghi e funzioni del mio corpo che un po' tutte noi forse tendiamo a rimuovere, ma che probabilmente non dovremmo sottovalutare.[Fine riflessione scabrosa]Insomma, col passare del tempo mi trovai così bene da decidere di cucirmi da sola nuovi assorbenti di stoffa, e così, un giorno, mi ci misi di buona lena...
Occorrente: flanella di cotone, spugna di cotone, cotone per cucire, spilli, carta per cartamodelli, forbici da cucito ben affilate.
La realizzazione non è difficile, forse è più complicato reperire alcuni materiali.
Sia la flanella che la spugna vengono vendute in pezze e purtroppo la larghezza non è standard: dipende dalla pezza di stoffa.
Cosa fare quindi?
Calcolate approssimativamente le dimensioni dell'assorbente: i miei sono risultati, ali escluse, di 26 x 9 cm. Calcolate il numero di assorbenti che intendete realizzare. In base alla larghezza della pezza, calcolate la lunghezza necessaria per ottenere tutti gli assorbenti di cui avete bisogno: dovrete acquistare
il doppio di questa lunghezza per realizzare sia la facciata superiore che quella inferiore (è più facile a farsi che a dirsi).
Ripetete lo stesso procedimento per la spugna (probabilmente la pezza di spugna avrà una larghezza diversa e dovrete rifare tutto). Anche in questo caso dovrete acquistare il doppio della quantità calcolata, perché con uno strato solo di spugna l'assorbente viene sottile (a me è riuscito come un proteggi slip) e sicuramente per un ciclo mestruale medio è troppo leggero.
In tutto ciò la spesa è stata di 8 euro e a conti fatti dovrei ritrovarmi circa 15 assorbenti.Ovviamente i prezzi possono variare; se riuscite a trovare in vendita del tessuto di cotone biologico tanto meglio, il prezzo salirà ma ci guadagnerà l'ambiente e forse anche la vostra pelle.
Per quanto riguarda il colore: la spugna l'ho trovata bianca, la flanella color panna; evitate i colori troppo forti, col tempo sbiadiscono, e poi sarebbe preferibile usare un materiale il meno "trattato" possibile. "Bianco" significa che la stoffa, probabilmente, è stata sbiancata; meglio sarebbe se il cotone venisse da coltivazione biologica e non fosse tinto né sbiancato... Comunque, tendenzialmente, mi fiderei maggiormente del cotone bianco che di quello colorato.
Appena potete, immergete in acqua fredda il tessuto, lasciatelo a bagno per la notte e poi stendetelo ad asciugare (potrebbe restringersi; comunque l'operazione serve anche a togliere eventuali sostanze presenti sulla stoffa).
Adesso, bisogna disegnare il cartamodello. Io come punto di partenza ho usato un assorbente Imse vimse, ma va bene anche un usa-e-getta: stendetelo sulla carta e tracciatene il profilo con una matita, cercando di essere precise.
E qui viene il bello: nulla vi vincola a questa forma. Se li volete più stretti, corti, lunghi o larghi potete modificare il cartamodello a piacimento; se volete farvi gli assorbenti per tanga potete disegnarli a forma di tanga; se vi servono i proteggi slip, potete farli piccoli e sottili quanto volete, o al contrario extralunghi e superimbottiti per la notte; insomma, potete sagomarli assecondando perfettamente le vostre esigenze. E in fondo hanno ragione le bloodsisters: li volete bianchi coi cuoricini, leopardati oppure neri? Potete scegliere la stoffa che preferite, purché sia morbida a contatto con la pelle (la flanella di cotone è una carezza, devo ammetterlo).
Una volta stabilite le dimensioni e il profilo, dovete decidere
come tagliare il cartamodello (e quindi, poi, gli assorbenti).
Mi spiego meglio. Inizialmente, li avevo tagliati già sagomati, con le ali comprese, in un pezzo unico (gli Imse Vimse sono fatti così). Tuttavia in tal modo si spreca più stoffa (inutilizzabile, tra una sagoma e l'altra) e le ali risultano meno flessibili; pertanto ho deciso di cambiare metodo.
Ho disegnato un assorbente "anatomico" delle stesse dimensioni di quello con le ali, e le ali a parte, lasciando un paio di centimetri in più alla loro base perché poi andranno cucite sotto all'assorbente. In questo modo, dato che sia gli assorbenti che le ali possono essere tagliati quasi perfettamente affiancati (ve ne renderete conto subito), avanza solo qualche millimetro di stoffa: risparmio economico e di risorse.
Ecco i due cartamodelli. In definitiva sono molto facili da realizzare, e anche da correggere strada facendo se andate troppo abbondanti con le misure.
A questo punto, fissate con gli spilli il cartamodello sulla stoffa e procedete al taglio.
Per quanto riguarda la flanella, che è sottilissima, l'ho tagliata direttamente "a doppio", così la parte superiore e quella inferiore combaciano perfettamente, mentre questo con la spugna non si può fare perché è troppo spessa. Vi consiglio di tagliare la sagoma in spugna di qualche millimetro più piccola (o viceversa la flanella più grande) per agevolare la successiva cucitura evitando sovrapposizioni eccessive di tessuto.
Al termine delle operazioni, dovreste trovarvi in possesso di un numero imprecisato di sagome anatomiche in flanella, perfettamente sovrapposte, e un numero imprecisato di sagome identiche di spugna (se ve ne trovate giusto il doppio rispetto a quelle di flanella, complimenti!).
Bisogna poi pensare alle ali. Diciamo che prima di tagliare tutta la stoffa, quando mancano ancora una trentina di cm per esaurire la pezza, conviene fermarsi, contare gli assorbenti ottenuti, e valutare il da farsi.
Se si taglia ancora una fila di assorbenti, la stoffa rimanente sarà sufficiente a preparare ali per tutti gli assorbenti già tagliati? Regolatevi di conseguenza, ricordando che anche le ali vanno tagliate nella flanella "a doppio" e un po' più grandi della spugna, di cui invece non è indispensabile il doppio strato: uno solo dovrebbe bastare. Comunque niente drammi: se per qualche motivo la stoffa non vi bastasse, potete sempre comprarne altra!
La fatica, a questo punto, sta per avere termine, concedetevi una pausa. Ricordate che non dovete necessariamente fare tutto di seguito: il lavoro può essere suddiviso in diverse giornate, oppure svolto in compagnia spartendosi i ruoli. Il tutto potrebbe trasformarsi in una sessione di scambio e condivisione di saperi e poteri femminili tra voi, vostra madre o
sua madre, la zia zitella, le cugine strette o le vostre migliori amiche. E' poco probabile che succeda, ma si può tentare!
Pausa fatta? Bene. Adesso bisogna cucire gli assorbenti.
Infilate il cotone nella macchina per cucire (sopra e sotto), fate un po' di scongiuri e iniziamo con la parte più delicata. Non sono per nulla esperta di cucito, quindi se avete più esperienza di me usate il punto e la tecnica che preferite; e scusatemi per il linguaggio poco tecnico! Per le imbranate come me, invece, si fa così.
Innanzitutto ponete la spugna (almeno due strati) tra le due superfici di flanella. Fate attenzione, siate precise nel sovrapporre le stoffe: se gli assorbenti sono asimmetrici non confondete avanti e dietro; lasciate fuori la parte più soffice della flanella, perché vada a contatto con la pelle.
Cucite l'assorbente per il lungo, nella parte centrale, col punto dritto; servirà a tenerlo fermo mentre cucite il resto (basta qualche centimetro).
Cucite col punto a zigzag, piuttosto piccolo, il contorno dell'assorbente (con calma, e senza fretta).
Cucite, sempre col punto piccolo a zigzag, la parte arrotondata delle ali.
Non vi dimenticate di tagliare il filo di cotone tra una fase e l'altra!
Posizionate le ali sul bordo inferiore dell'assorbente, alla giusta altezza e distanza dal bordo, e cucitele col punto dritto.
Fermatevi per ammirare la vostra creazione, dovrebbe essere già abbastanza simile agli assorbenti della Imse Vimse.
Adesso, dedichiamoci alle rifiniture: può essere utile ripassare tutto l'assorbente con gli stessi punti utilizzati sopra; tagliate gli eccessi di filo, eventuale spugna fuoriuscita (ecco l'importanza di un'imbottitura più piccola) e via discorrendo.
Quando avrete ammonticchiato la vostra pila di assorbenti di stoffa, dovrete portarli in merceria e farvi applicare dei bottoni a pressione sulle ali, per poterle agganciare al di sotto degli slip. Dovreste aver fatto in precedenza delle prove, col cartamodello, per stabilire lunghezza e larghezza ottimali delle ali (e margini di sovrapposizione).
State certe che tutti i presenti in merceria vi chiederanno cosa sono, a cosa servono e perché usate quei cosi; io ho candidamente spiegato che sono assorbenti, e che li utilizzo perché gli usa-e-getta mi irritano, mentre il cotone mi fa sentire divinamente; ho riscosso l'approvazione generale.
Tra squilli di trombe e cori angelici, dovrebbero restituirvi qualcosa del genere:
Sorridete, pagate, tornate a casa, date fuoco alla macchina per cucire e gettate tutti gli scampoli di tessuto, i cartamodelli, gli spilli in un rogo propiziatorio e purificatore. Se avete condiviso la fatica con altre streghette, condividete anche i fiammiferi, equamente.
Idee, varianti, suggerimenti.E' utile cucire, con i materiali che avete a disposizione (anche vecchie t-shirt vanno bene), un piccolo sacchetto con una stringa per riporre gli assorbenti quando non li usate.
Due strati di spugna potrebbero non bastare per garantirvi una buona assorbenza: vi consiglio di approntare un campione di prova e procedere con una verifica sul campo, prima di realizzare altri esemplari.
Idea innovativa: se tagliate in tre segmenti, nel senso della larghezza, la spugna per imbottire (più o meno poco sopra e poco sotto le ali), e la appoggiate sulla flanella lasciando un solco di un paio di millimetri tra i vari pezzi, e poi assemblate l'assorbente e cucite in quel solco col punto dritto, bene, avrete ottenuto esattamente un assorbente ripiegabile (Lines ci fa un baffo!!).
Se la merceria a voi più vicina cerca di rubarvi qualcosa come un euro per ogni bottone a pressione applicato, potrebbe essere un'idea l'utilizzo di un bottone normale che potete cucirvi da sole (senza buttar via metà del vostro stipendio).
Esistono anche bottoncini a pressione in plastica, con i forellini, da cucire direttamente a casa; comunque, il velcro funziona molto bene per agganciare reciprocamente le ali.
Se avete paura che l'assorbente si sposti, si può addirittura cucire uno strato di velcro sulla parte inferiore dell'assorbente, e un'altra su uno dei vostri slip: neanche un tornado lo staccherebbe. Immagino che sia una cosa piuttosto originale, ma so di ragazze che nei giorni del ciclo indossano solo gli slip di paperino, oppure la classica "mutanda della nonna", o chissà che altro, quindi, perché non questo?
Ancora: per renderli più robusti, potrebbe essere utile cucire anche la flanella in doppio strato. Fate delle prove e regolatevi di conseguenza.
Dato che la spugna assorbe molto bene, ma se avete un flusso forte può impregnarsi di sangue facendovi sporcare gli slip, è utile procurarvi un particolare tipo di stoffa impermeabile per realizzare la base degli assorbenti: si tratta del PUL, laminato di poliuretano. A me l'ha procurato
Sonya del Forum Creattività, pare che non si trovi molto facilmente.
E' un tessuto leggero, sottile, morbido e impermeabile, col quale potete foderare la parte inferiore degli assorbenti, o quella superiore degli slip, escludendo completamente il rischio di perdite e macchie.
Con lo stesso tessuto potete realizzare qualche astuccio in cui riporre gli assorbenti (sia quelli puliti che quelli sporchi) quando vi trovate fuori casa.
Per concludere, potete realizzare anche dei piccoli proteggi slip per le perdite tra un ciclo e l'altro.
Questi sono spessi 1 cm, larghi 6, lunghi 14 e come potete vedere il modello è "sfoderabile", realizzato seguendo le indicazioni di
questo blog, e con materiali di recupero.
Per calcolare le dimensioni, mi sono servita ancora una volta di un comune proteggi slip usa e getta; ne ho ricalcato la sagoma su carta e l'ho usata per tagliare la stoffa. Ho anche aggiunto delle "alucce", necessarie a tenerlo fermo e bene in posizione.
Per la parte inferiore dei proteggi slip, ali comprese, ho utilizzato il tessuto impermeabile delle vecchie tasche Imse Vimse (se ce l'avete, potete usare il PUL).
Per la parte superiore, ho recuperato la stoffa dalle "pezze" ripiegabili di flanella abbinate alle tasche (ne avevo in abbondanza e una volta scucite si ricava il doppio della stoffa).
Per "imbottirli" bisogna realizzare delle pezze "mini", più sottili e più piccole, da infilare ripiegate all'interno dell'assorbente (
credo che questo tipo di modello faciliti di molto il lavaggio dei tessuti; infatti, analogamente, si possono realizzare assorbenti di stoffa seguendo questo genere di istruzioni - a pensarci prima!).
Anche per le ali ho usato materiali di recupero: in un caso le ho cucite tali e quali, staccandole dalla tasca Imse Vimse ormai smembrata; nell'altro le ho assemblate con la stoffa applicandovi un piccolo quadratino di velcro robusto.
Ho utilizzato tutti questi prodotti con molta soddisfazione fino a che non ho scoperto Mooncup, che mi ha rivoluzionato la vita mestruale, ma quella è un'altra storia... Sugli assorbenti ecologici, da parte mia, questo è tutto!
AGGIORNATO AL 27/12/07.