Semplicemente Vera: Archivio!

martedì 18 marzo 2008

Autoproduzione del tofu

AGGIORNATO AL 18/03/08
Dopo qualche piccolo esperimento fallito, sono riuscita a preparare il tofu in casa; accanto potete ammirare il risultato!
Un'epica battaglia col frullatore, uno scontro titanico con la soia ribollente e la somministrazione di dosi di cloruro di magnesio imprecisabili hanno permesso al mio latte di soia fatto in casa di trasformandosi in tofu!

Sono partita dalla ricetta dell'International Vegetarian Union (una delle più diffuse), realizzandola però in dosi ridotte perché era solo una prova; ovviamente potete modificarle a piacimento.

Ingredienti: 100 g di soia gialla da agricoltura biologica, 1 l d'acqua (più quella di ammollo), cloruro di magnesio (in teoria ne serve poco più di un grammo, ma perché funzionasse ne ho dovuti usare circa 5 g; si acquista in farmacia).
Occorrente: due pentole capienti, un frullatore (anche a immersione), un recipiente forato di qualsiasi tipo (va bene un colapasta o un setaccio), un fazzoletto o garza di cotone per filtrare.

Mettete in ammollo la soia in acqua abbondante per 16 ore; acquisterà la forma oblunga del fagiolo; gettate l'acqua di ammollo e sciacquateli. Riscaldate 1 l d'acqua fino all'ebollizione; frullate il più finemente possibile la soia mescolando una piccola quantità di semi con l'acqua bollente. Trasferite questa crema in una seconda pentola man mano che la otterrete. Fate bollire per almeno dieci minuti, mescolando continuamente perché non bruci.
Poggiate il recipiente forato sulla prima pentola, rivestite col fazzoletto e versatevi il liquido, strizzando bene. Quello che resta nel panno è l'okara; non si butta, tenetela da parte: è ottima per preparare le polpette!
Mentre il latte bolle, sciogliete il cloruro di magnesio in un po' d'acqua bollente e versatelo poco per volta nella pentola, mescolando molto lentamente. Pian piano si formeranno i fiocchi di tofu, che inizieranno a galleggiare separandosi dal siero.
Raccogliete i fiocchi con un colino o con la schiumarola e metteteli nello stampo foderato col fazzoletto o la garza. Quando li avrete raccolti tutti, strizzate, poggiate un coperchio sui fiocchi e metteteci sopra un peso. Lasciate in pressione per mezz'ora: più tempo lo terrete pressato, più risulterà compatto.

Da 100 g di soia gialla si ottengono 130 g di tofu.

Costo finale: il prezzo delle marche di soia biologica reperibili nella mia città si aggira tra i 2 e i 3 euro al chilo; per cui più o meno a tale prezzo si ottiene 1 kg di tofu, considerando i costi aggiuntivi. Il cloruro di magnesio l'ho pagato 5 euro per 100 g, ma dura molto a lungo.

Varianti.
Potete incorporare nel tofu spezie, erbe e aromi vari, aggiungendoli ai fiocchi prima di pressarli; è buona norma, poi, versare un cucchiaino di sale nell'acqua "di cottura", perché il sapore ne trae giovamento.
Per ottenere un bel panetto rettangolare e compatto di tofu, facile da affettare, esistono in commercio delle presse per tofu, realizzabili anche da sé.

Preparare il tofu in casa non è difficile; il prezzo viene abbattuto, siete svincolati dagli orari del negoziante e da eventuali ritardi di consegna in caso di acquisti on line, potete controllare con sufficiente sicurezza la qualità del prodotto, siete liberi di scegliere la quantità da preparare, e di farlo in qualsiasi momento, mentre gli imballaggi del prodotto vengono drasticamente ridotti.

Tra l'altro, il tofu fatto in casa ha un sapore piuttosto delicato, risultando buono quasi al naturale. Loro, lo preparano, cucinano o conservano così:
Allora cosa mangi?
Cotto al vapore
Erbaviola
Ery
Fior di zucca
Essenza alimentare
Il pranzo di Babette
Petula
Raidne
Tabatuga
Tippitappi
Yari
Vegan3000
Wonderzdora

Io, invece, lo faccio così!
AGGIORNATO AL 18/03/08

giovedì 6 marzo 2008

Il compostaggio domestico

AGGIORNATO AL 06/03/08
Nel maggio del 2007 mi sono dedicata alla realizzazione di una compostiera "domestica", ovvero da tenere sul balcone.

Wikipedia ci fornisce le definizioni di compost e compostaggio domestico; per parte mia, molto brevemente, posso dirvi che esso è una sorta di "decomposizione controllata" dei rifiuti organici.
E' una pratica abbastanza diffusa per chi abita in campagna, ma perché mai dovreste farlo sul balcone? Presto detto: il compostaggio vi permette di alleggerire il lavoro alle discariche (e quest'unico motivo, visti i tempi, dovrebbe bastare!); inoltre, vi regala (con uno sforzo davvero minimo) terriccio fertile per coltivare fiori e piante d'appartamento, o anche verdura e perfino piccoli frutti da balcone, perché il prodotto finale è ricchissimo di nutrimento.

Gli ingredienti magici del processo di compostaggio sono: il giusto equilibrio tra scarti umidi e secchi; il grado ottimale di temperatura e umidità; una buona aerazione del cumulo; un ottimo drenaggio.

Personalmente, per allestire la mia compostiera, ho scelto la soluzione più economica: ho comprato un bidoncino bianco di plastica (tipo da biancheria) capiente 50 litri, l'ho bucherellato ben bene col trapano (punta da 5mm) sui lati e sul coperchio per arieggiare, ho posizionato delle piccole stecche di canna sul fondo per favorire il drenaggio ed approntato un letto di strisce di giornale, rigorosamente quotidiani in B/N.
Poi ho iniziato ad aggiungere scarti di verdura e piante, ben sminuzzati, alternandoli a fogli di giornale secondo l'ispirazione, terminando però sempre con uno strato di giornali e una manciata di terriccio, che copre gli odori e facilita il processo di degradazione, oltre a tenere lontani (o quanto meno sotto controllo) gli insetti. Il tutto va tenuto umido ma non troppo, e rivoltato periodicamente per aerare.

Per evitarvi brutte sorprese e un inutile doppio lavoro, vi dico subito che: se vivete in una famiglia numerosa, è meglio comprare un bidone capiente 100 l (nel periodo invernale, essendo il processo di degradazione più lento, rischiereste di terminare lo spazio disponibile troppo in fretta); per evitare problemi nel drenaggio, è meglio bucare anche il fondo del contenitore e poi poggiarlo su un sottovaso o un vassoio, nel quale verranno raccolti eventuali liquidi generati dal compost.

Un mese dopo aver inaugurato la compostiera, il bidoncino era pieno di moscerini della frutta (insetti del tutto innocui); alzando il coperchio si sentiva un buon odore, misto di terriccio e frutta matura.

Cosa si può mettere nel composter:
- semi di frutta, compresi i gusci della frutta secca (richiedono più tempo per degradarsi, ma aiutano a tenere il cumulo aerato)
- bucce di agrumi (non trattati con antiparassitari), in pezzi molto piccoli e sottili
- rami e foglie ben triturati (le foglie basta sbriciolarle una volta secche, i rametti si spezzano oppure si tagliano con le tronchesi, tuttavia senza biotrituratore restano sempre un po' spessi)
- "erbacce", possibilmente lasciate seccare un po' e sbriciolate
- avanzi di cibo cotto (in piccole quantità, però, perché attirano gli insetti)
- avanzi di frutta e verdura crude (bucce, semi o altri scarti)
- fiori secchi, compresi quelli tossici
- fondi di caffé, thé oppure tisane (filtri compresi)
- cenere di legna, in piccole quantità
- aghi di pino e foglie di castagno, che però abbassano il ph del compost
- carta, non stampata (o quanto meno in B/N)
- peli (ebbene sì, sono solita compostare le palle di pelo prodotte da Tarty... e se è per questo anche i miei capelli, non essendo tinti)

Cosa non si può mettere nel composter:
- carne, ossa, pesce e derivati animali (attirano troppa "fauna" indesiderata... e poi siamo vegan, no?!)
- cibi o materiali unti di olii o grassi (io, a dir la verità, ogni tanto ci metto anche la carta da cucina unta, ma poca...)
- materiale plastico, tetrapak, carta patinata o plastificata, vetro, ceramica, metalli... insomma, tutto ciò che non è biodegradabile!
- cenere di carbone (non mi chiedete perché)
- tessuti sintetici o tinti

Ho iniziato con poco, giusto qualche torsolo di mela, bucce di carota e cose simili, ma dopo qualche settimana sono riuscita ad ottenere la collaborazione della mia famiglia ed il volume degli scarti sottratti alla spazzatura è aumentato; tuttavia, il volume del cumulo si manteneva ridotto, perché gli scarti "rimpiccioliscono" col procedere della degradazione.
Vivo questa esperienza in modo molto positivo: inizialmente pensavo che il compostaggio domestico sarebbe stato scomodo e difficile, ma presto ho dovuto ricredermi! Il cumulo non puzza, non mi ritrovo (neanche dopo un anno) insetti in giro per casa, insomma tutto fila liscio, e per di più separare in casa i "rifiuti" mi sta insegnando a dare un diverso valore agli scarti: mi ingegno a buttare il meno possibile delle verdure e mangio la frutta con la buccia, per esempio; rivaluto le parti eseticamente non perfette... e almeno, se proprio decido di buttarle, so che non andranno del tutto sprecate!

Aumentando il volume degli "scarti recuperati", ho iniziato ad avvertire il bisogno di procurarmi un piccolo contenitore per lo stoccaggio provvisorio del materiale umido. Aggiungerlo man mano al compost non è la scelta migliore, perchè per dissuadere i moscerini è necessario ricoprire sempre il cumulo con strisce di giornale, oppure foglie secche, o terriccio, occupando spazio prezioso. E' molto più comodo tenere da parte i rifiuti, aggiungerli una volta o due alla settimana, e ricoprire solo a quel punto. Comunque, in qualsiasi modo conserviate i vostri scarti, riduceteli in pezzettini il prima possibile: vi assicuro che triturare una buccia di mela sul momento è molto più gradevole che doverlo fare dopo una settimana... e in aggiunta ad altre dieci, messe da parte nel frattempo!

Dopo un paio di mesi, rivoltando il cumulo per aerarlo, mi sono accorta che emanava un bel tepore; era quasi estate, ma il sole era tramontato da un pezzo... Ho sentivo chiaramente che il mio cumulo era diventato caldo. Questo vuol dire che è stato raggiunto un buon volume di scarti e che il processo di compostaggio è ben avviato. Quindi, se il vostro bidone "fuma", consideratelo un ottimo segno!

Nonostante la gran quantità di rifiuti prodotta nel periodo estivo, e per giunta contenenti molta acqua, il cumulo iniziò soltanto ad odorare un po' di alcol (proprio come la frutta troppo matura); ma rivoltandolo appariva chiaro come tutto stesse trasformandosi in terriccio: l'umidità era al punto giusto, i moscerini stavano arrendendo e... i sacchetti della spazzatura erano diventati decisamente più piccoli!

Questa è una foto del bidone come si presentava a giugno, dopo circa 40 giorni... per quanta roba ci buttassi dentro, dopo un giorno o due il volume risultava già dimezzato!
Il materiale sul fondo era già quasi irriconoscibile... nel giro di altri 40 giorni la degradazione di questi rifiuti sarebbe stata completa, tuttavia perchè il compost fosse interamente maturo (dato che gli scarti erano stati aggiunti in momenti diversi), sarebbero stati necessari almeno 6 mesi.

Il cumulo in dettaglio... si riconoscono ancora strisce di giornale e bucce di frutta. Oltre a tutto il resto: semi, gusci della frutta secca, bucce di agrumi, rametti, fiori e foglie secche, "erbacce" e simili, croccantini stantii di Tarty (vegan), scarti e avanzi di frutta e verdura crude (come bucce di frutta e patate), foglie esterne di insalata, torsoli, perfino bucce di melone e di banana, fondi di caffé e filtri di tisane, bricioline di pane e biscotti, qualche pezzo di tovagliolino, peli di Tarty e capelli miei... Il mio fedele bidoncino distrugge tutto!

Ecco l'aggeggio che uso per rimestare il cumulo... la lunghezza è perfetta, e la forma (vagamente "prensile") anche. Per tagliuzzare gli scarti e rivoltare il tutto mi metto dei guanti di gomma, così evito di sbrodolarmi con i liquidi prodotti dai rifiuti.

Questo è il piccolo secchio nel quale conservo provvisoriamente gli scarti. Di solito ci buttiamo tutto dentro, e a fine giornata mi armo di guanti e provvedo a tagliuzzare. E' un giusto compromesso tra triturare gli scarti sul momento (non sempre possibile) e farlo al momento di versare nel bidone grande (a quel punto sono diventati troppi e molto meno gradevoli da maneggiare).
Il secchio è tenuto nel sottolavello, a portata di mano e lontano dagli insetti. Per evitare eventuali cattivi odori (che comunque si presentano dopo 3-4 giorni, quindi c'è tutto il tempo di trasferire il contenuto nel bidone grande) potete mescolare all'umido qualcosa che contenga cellulosa: fogli di giornale o anche fazzolettini di carta. Quelli nella foto sono gli scarti, già in parte triturati, di due giorni.

Insomma, stava procedendo tutto bene, quando a Luglio successe un piccolo disastro... Come vi ho accennato, è bene provvedere a bucherellare il fondo del bidone e poggiarlo su un vassoio per evitare accumuli di liquido nel contenitore. Tuttavia io, inizialmente non l'avevo fatto: alla lunga, aggiungendo al cumulo poche foglie secche e troppa frutta, l'eccesso di liquidi della degradazione diede inizio all'emissione di odori orribili da parte del compost (per fortuna solo a distanza ravvicinata) e portò alla fuoriuscita dei liquidi stessi dai buchi laterali della compostiera (con conseguente allagamento del balcone).

Avrei dovuto semplicemente girare il cumulo e incorporare materiale assorbente (giornali, carta, foglie, segatura...) per risolvere la questione, ma non riuscivo a farlo perché, da bravo cumulo, il mio compost si era riempito, ma proprio riempito di forme di vita (insetti, insetti, insetti). Gli insetti mi fanno paura e ribrezzo e soltanto a guardare da lontano il bidone me li sentivo camminare addosso e fare il solletico; figurarsi infilarci le braccia dentro per rivoltarlo. Che pasticcio!!

Per ovviare, decisi che avrei lasciato la compostiera a riposo per tutta l'estate, così nel frattempo i liquidi si sarebbero asciugati, gli insetti sarebbero andati via (o per scarsità di cibo, o perché giunti al termine del ciclo vitale), e a settembre avrei trovato il compost pronto, o quasi. Ed in effetti così è stato!
Pur avendo lasciato il cumulo incustodito per tutto Agosto, non è accaduto nulla di male. Al mio ritorno il contenitore è stato temporaneamente svuotato, lavato, bucherellato, riempito di nuovo e poi inserito in una teglia da forno per raccogliere qualsiasi cosa decidesse di sgocciolare dal suo interno.

Ma se volete evitare tutti questi problemi... semplicemente, bucherellate il fondo del vostro bidone fin dall'inizio!

Risolti i problemi con la compostiera, il processo ricominciò in grande. A Settembre, a partire da un cumulo di rifiuti organici, ero riuscita ad ottenere il fertile terriccio che vedete in fotografia. Una bella soddisfazione!

A Novembre, il compostaggio domestico stava andando talmente bene che fui costretta ad approntare un altro bidone per avviare un nuovo ciclo. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma in un certo senso non ci speravo: pensavo che le difficoltà mi avrebbero frenata, invece no: ormai "compostare" è diventato parte della mia routine e normalità... incredibile, eh?

Il mio bidone se ne sta lì, "finalmente" inerte, niente più invasione degli ultra-insetti, niente più "sudate" di liquami, niente odoracci, niente di niente, solo un leggero profumo di terra... lui sta lì e composta; io ammucchio gli scarti nel sottolavello, una volta alla settimana mi armo di guanti e riduco tutto a pezzetti, col coltello, poi svuoto nel composter, copro con foglie secche un po' sminuzzate, e ci si rivede la settimana successiva.

Quando il cumulo è arrivato al bordo del primo bidone, ne ho comprato un altro e ci ho rovesciato il mucchio, senza fare buchi: ormai praticamente è terriccio e ho pensato fosse superfluo preoccuparmi ancora di drenaggio e aerazione. Ogni tanto uso il compost per preparare un fertile "letto" nei vasi delle piante: le ultime insalatine sembrano averlo apprezzato molto! Il bidone vecchio, invece, quello bianco coi buchi, continua nobilmente a svolgere il suo lavoro, nonostante sia tutto sporco di polvere (rigata dalla pioggia) e di tracce di materiale organico... sembra un eroe ferito, crivellato di buchi grandi e asimmetrici; mi fa una gran tenerezza... soprattutto adesso che il mio Comune di residenza ha iniziato la raccolta differenziata dell'organico!
Non l'ho mandato in pensie, però, bensì sono giunta ad un compromesso. Tutti gli scarti deperibili e difficilmente biodegradabili (alimenti cotti, bucce di agrumi, scarti vegetali molto voluminosi) li getto nel sacco dell'umido, ma il bidone lo uso ancora per gli scarti di frutta e altri materiali facilmente degradabili. Non ho intenzione di regalare i miei rifiuti, continuando per di più a pagarci le tasse, quando essi mi garantiscono terriccio abbondante, in loco e davvero ricco e vitale!

Ho già detto tutto ciò che so sull'argomento, ma se volete tartassarmi risponderò volentieri alle vostre domande. Invito caldamente tutti voi a iniziare a compostare; se il vostro comune separa l'umido dal resto della "spazzatura", potete concedervi il lusso di non preoccuparvene; ma se non lo fa il comune, pensateci voi.
Abitate in una grigia cittadina? Non avete un giardino, un terrazzo, un balcone per le piante? Non conoscete nessuno al quale donare il vostro compost? Ma non è comunque più ecologico e sostenibile andare a svuotare un bidone di terra nei boschi ogni 6 mesi, piuttosto che lasciar marcire l'immondizia nelle discariche?



Ulteriori informazioni sul compostaggio: San Giorgio insieme, rifiutinforma, giardinaggio.it, fare verde, arpa (manuale in pdf), corso di compostaggio domestico (in pdf; contiene tutte le informazioni possibili sul compost; credo sia la miglior guida esistente in italiano, per chiarezza ed esaustività, sui vari metodi di compostaggio), compostaggio sul poggiolo (pdf estratto dal precedente); sito del comune di Lesignano (ancora in pdf). Se vi mancassero le idee sul tipo di compostiera da realizzare, aiutatevi con una ricerca su virgilio immagini alla voce (internazionale) "composter": ne salteranno fuori di ogni forma, colore e dimensione.
Per finire, una pagina (in inglese) utile per identificare gli invertebrati che potrebbero "invadere" la vostra compostiera: servirà sicuramente allo scopo (la lotta - pacifica - all'intruso!).
AGGIORNATO AL 06/03/08